Per quanto il Crusel stia cercando in ogni modo di sostenere il contrario, all'assemblea di mercoledì non erano presenti soltanto i gestori e i loro amici e men che meno c'erano numerosi esterni al Pratello chiamati per fare numero. Per ovvi motivi c'erano diversi gestori (di cui soltanto una ha fatto un intervento e non era nemmeno di uno dei locali colpiti dall'ordinanza), ma i presenti erano comunque quasi tutti persone che vivono in quartiere, con l'aggiunta di qualche esterno curioso e qualche giornalista (di stampa ufficiale e indipendente). Oltrettutto l'età media si aggirava sui 40 anni, gente con figli e un lavoro, che di sicuro (come è stato poi precisato da molti) non ha nessun interesse a trasformare la via in un rave perenne.
Meno che meno le persone che erano presenti cercano di minare la democrazia e la sicurezza del quartiere, a differenza di quello che dice il Crusel, che invece sta effettivamente calpestando la democrazia con i numerosi comunicati pieni di falsità che spedisce in ogni dove, nei quali calunnia il Progetto e chi vi partecipa, e si arroga diritti di rappresentanza assolutamente campati in aria.
A parte questo, l'assemblea non è andata proprio come speravamo, anche se qualche dichiarazione interessante da parte delle istituzioni presenti c'è stata. Quando ho preso la parola ho posto le seguenti domande:
1) Ha ancora senso fare questi tavoli di discussione, alla luce dei recenti fatti? Cioè, quello che diciamo qua, ha qualche possibilità reale di essere ascoltato dall’amministrazione?
2) Visto che l’art. 25 non da informazioni precise a riguardo, volevo sapere con quale criterio (se ne esiste uno) vengono differenziati dei semplici gruppi di avventori dagli assembramenti illegali di cui si parla.
E questi criteri sono comunque a discrezione del poliziotto che fa il sopralluogo, oppure sono direttive precise e uguali per tutti?
E se sono direttive precise, perché non le avete inserite direttamente come un aggiunta all’articolo 25?
Ma soprattutto, i gestori sono stati informati di questi criteri di valutazione, oppure è stato delegato loro l’onere di controllare che non si formino assembramenti illegali, ma senza spiegare come riconoscerli?
3) Visto che su quest’altro punto l’art. 25 è ancora meno preciso, quali sono i mezzi e le modalità con le quali un gestore potrebbe (e dovrebbe) intervenire per disperdere o sedare un assembramento illegale? Nel senso che non avendo il potere del distintivo, ma nemmeno manette e pistola, il gestore per risultare convincente potrebbe uscire con una mazza e minacciare gli avventori che non rispettano la legge?
3) Sappiamo che sono state investite molte risorse (umane e quindi anche economiche) per controllare che i locali rispettassero la normativa sulla vendita d’asporto e la chiusura dei locali. Tali forze dell’ordine erano in borghese e si appostavano per ore.
Se sono state ben volentieri investite queste risorse per fare qualche multa per la vendita d’asporto fuori orario, come mai non sono state investite per controllare la legalità degli assembramenti di avventori nella via, invece di scaricare questo obbligo sui gestori? Si cercava forse una scusa per chiudere questi locali, delegando loro un compito che si sapeva non potevano adempiere?
Purtroppo non mi è stato risposto subito e, alla fine di tutti gli interventi, le varie istituzioni hanno preso la parola senza effettivamente rispondere nè a me nè a nessun'altra delle domande dirette che gli erano state poste. A questo punto, nonostante le rassicurazioni della vicesindaco sul fatto che il Progetto ha ancora senso di esistere, io credo che si debba rivedere qualcosa nello svolgimento di questi tavoli, perchè se la minoranza che ha idee diverse si autoesclude dal dibattito, e le istituzioni si preparano dei discorsi che fanno a priori invece di discutere con i presenti, non credo che si possa continuare a chiamare queste assemblee dei tavoli di discussione, visto che il dibattito non esiste..
Al di là di questa considerazione personale, sono fiducioso del fatto che il prossimo tavolo sarà svolto in modo migliore (sarò io stesso a dirlo e a cercare di fare in modo che le cose vadano diversamente), anche perchè gli interventi delle Istituzioni erano abbastanza rassicuranti.
Nello specifico la vicesindaco Scaramuzzino ha ribadito la sua contrarietà alle ordinanze e il fatto che lo Sceriffo Cofferati ha agito senza interpellare lei e il resto della Giunta. Ha inoltre aggiunto che il Crusel è formato da pochissime persone ("li conto sulle dita delle mani") e che "farebbero meglio a impiegare il loro tempo in attivita' utili invece di spiare il prossimo ... un po' di vino non ha fatto mai male a nessuno..."
Anche il Presidente di Quartiere ha espresso la sua contrarietà alle ordinanze, dicendo che i rapporti tra le persone rappresentano una ricchezza sociale in quanto sentire di appartenere ad una comunità accentua il rispetto delle regole, e quindi non è un bene se nel quartiere ci si chiude agli altri.
E l'assessore Mancuso nel suo intervento minimizza la situazione di degrado al Pratello, dicendo di sotterrare l'ascia di guerra perchè in fondo la via non è così messa male e che si può convivere tutti insieme. Ma purtroppo i dissidenti del Crusel non erano presenti per sentire le sue parole, e infatti lui ha espresso il suo disappunto per il rifiuto al confronto dei membri del Comitato.
In finale, oltre ai numerosi interventi di cittadini di ogni età ed estrazione sociale che sottolineavano quanto le ordinanze stavano facendo male alla via e avessero attuato un pericoloso processo di desertificazione della strada, con i conseguenti problemi di sicurezza, possiamo dire che anche da parte delle Istituzioni c'è stata una presa di posizione contro le suddette ordinanze, ma soprattutto contro le metodiche del Comitato Al Crusel, che ancora una volta dimostra di essere non solo poco rappresentativo, ma anche malvisto da molti.
Informazione fatta dai Cittadini per i Cittadini
domenica 7 dicembre 2008
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